sabato 17 giugno 2017

Il rischio dell'affondamento

I rischi, in effetti sono due: quello di non vedere o quello di vedere troppo.

Ci sono quelli che attraversano questa vita senza guardare, di conseguenza senza vedere. Non si accorgono di nulla di quello che avviene nella società, nel mondo, intorno a loro. Vivono la vita senza capirla e quindi in modo passivo e conformista, totalmente privi di spirito critico e di pensiero autonomo. Totalmente sudditi e ubbidienti al pensiero corrente, al Politically Correct.

E ci sono quelli sempre affacciati alla fnestra, ad osservare e sottolineare le follie, le incongruenze, le irrazionalità, i sintomi del decadimento della civiltà e della storia. Vivono così, a replicare inutili post di indignazione, di denuncia, di allarme, di punti esclamativi e di "Non si può andare avanti così!". Ma intanto vanno proprio avanti così. Di post in post, di perdita di tempo in perdita di tempo. 

E tra chi non vede e chi non si dà pace, intanto le cose procedono verso un'inevitabile aumento di entropia, come direbbero i fisici, cioè di disordine del sistema, in un progressivo avvitamento su se stesso il cui esito sembra inevitabile.

Ma qual'è l'atteggiamento raccomandabile da adottare in un momento storico come il nostro? Bendarsi e non vedere, o rimanere in uno stato di allarme continuo, ma sterile? L'idea che  mi sono fatto è che non è possibile opporsi alla valanga ormai partita, la prevenzione infatti si sarebbe dovuta operare molto tempo fa e non è stata fatta e ora è tutto un movimento inarrestabile di disgregazione sociale.  Ma la scelta di girarsi dall'altra parte, aspettando l'eutanasia della civiltà anestetizzati da Whatsapp, Fb o calcio vuol dire rendersi complici di una scelta autodistruttiva. Non degna, nè raccomandabile. Ma anche il voler elencare ogni dissennatezza, ogni follia che costantemente ci viene imposta nel rumore assordante del "notizismo" quotidiano, con l'illusione di poter cambiare la rotta attraverso un iperattivismo di denuncia mi sembra patetico e fuori luogo.

Ritengo che ogni persona dovrebbe fare una scelta di valori importanti e affidabili da utilizzare come un naufrago utilizza dei legni galleggianti nella tempesta, per non affogare - innanzitutto - e poi magari raggiungere faticosamente la terra ferma. Non si può far finta di non vedere che la nostra società è arrivata al capolinea di questa fase storica, ma non si può nemmeno lasciarsi andare ad un nevrotico e inconcludente parlottio di indignazione a vanvera. Ci saranno dei sopravvissuti psicologici dopo l'impatto, cioè quando le contraddizioni diventeranno ormai inconciliabili all'interno del sistema, e saranno coloro che avranno mantenuto un corretto rapporto con la realtà, legati da un robusto cordone di  principi e valori inaffondabili. Questo è anche lo scopo di questo blog: essere un minuscolo faro di realismo per chi non vuole camminare bendato, ma desidera anche appoggiare la propria speranza su una base di concretezza.
Ecco allora gli elementi minimi per procurarsi, secondo noi, una zattera davvero inaffondabile:

  • La “verità” esiste ed è conoscibile, almeno in taluni suoi aspetti  fondanti, dalla ragione umana ed è riconoscibile, in linea di principio, da tutti gli uomini quando la usino correttamente.
  • Ci sono delle “regole di comportamento” universali che si riassumono nella “legge morale naturale” – sulla quale si fonda il “diritto naturale” – che sono comuni a tutte le culture e sono riconoscibili come “irrinunciabili” da tutti coloro che usino adeguatamente la ragione. 
  • La vita va protetta e rispettata in tutte le fasi e in ogni condizione, dal concepimento alla morte naturale.
  • Esiste una struttura naturale della famiglia,, come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio.
  • I genitori hanno il diritto ad educare i propri figli.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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