sabato 11 gennaio 2014

Impazzire per una questione di principio

Quanta gente dà di matto per una questione di principio!  Ci sono quelli che si sono beccati una coltellata in strada per una questione di principio, ci sono quelli che hanno sfasciato famiglie e si sono impelagati in cause milionarie, facendo arricchire gli avvocati, per questioni di principio. Perdere la salute, soldi e tempo per un fatto di principio è frequente, sembra persino da ammirare, un gesto nobile. Secondo me è un agire insensato. Bisognerebbe capire che ci sono dei limiti, che talvolta siamo impotenti, che alcune volte bisogna arredersi all'evidenza, alla legge del più forte. Ci sono persone che con i nostri principi ci si puliscono il sedere, e allora che facciamo? Morire per delle idee o vivere per praticità?
E' chiaro che occorre difendere la verità, che bisogna distinguere quando vale la pena combattere, reagire ai prepotenti, e quando deporre le armi. La Chiesa stessa riconosce che ci sono dei "principi non negoziabili", per esempio il rispetto della vita umana, sui quali siamo obbligati a fare le barricate e a non scendere a compromessi, ma la maggior parte dei principi per i quali ci indignamo e siamo pronti a farci sparare, in realtà sono solo delle espressioni del nostro orgoglio.  Qualcuno ci pesta i calli e noi solleviamo una questione di principio. Un parente ci ruba mille euro dell'eredità e noi passiamo la vita nei tribunali per fargliela pagare. E' un modo di fare che non vuole giustizia, vuole vendetta, che promette gioia e invece avvelena l'anima e la psiche. La capacità di lasciar correre (che non è vigliaccheria) è una dimostrazione di intelligenza e buon senso. E di sani principi.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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