sabato 11 agosto 2012

WEB Paradiso virtuale


Cos’è il web? E’ un’immensa ragnatela composta da una quantità enorme di computer, nodi, collegati tra di loro, attraverso fili di diversa fattura. Una ragnatela attraverso cui si catturano informazioni, si trasmettono informazioni, si mangiano informazioni,  ci si ingrassa di informazioni. E qualche volta si fa indigestione. La ragnatela tende ad assorbire tutto ciò che esiste nella realtà, a manipolarlo, e quello che ne viene fuori è la realtà virtuale. Virtuale assomiglia, ma non coincide. Virtuale ricorda qualcosa, ma non realizza, Virtuale c’è, ma non esiste.
Anche le relazioni tra persone nel web diventano virtuali, piene di bit, ma prive di sangue. Basta pensare alle chat, ai social network (Facebook, Twitter, ecc.), enormi scambi giornalieri tra persone virtualizzate dal web, che quando si incontrano nella realtà a mala pena si salutano.
Perché il web ha una enorme forza di attrazione sulle persone, costringendo molti a passare ore e ore, a volte notti, a volte la vita intera (come nel caso dell’hikikomori giapponese) davanti al computer? La risposta sta nella differenza che esiste tra la realtà virtuale e  la realtà reale.
La realtà vera  ha una caratteristica che quasi non esiste nel web: ha dei limiti. Per i credenti l’unica realtà che esiste e non ha limiti è Dio e quindi il Paradiso che è il "Luogo" della presenza Divina. Il web è perciò un tentativo umano (uno dei tanti nella storia) di costruire il  Paradiso sulla terra, un luogo bello, affascinante,  illimitato, di sola piacevolezza, di relazioni perfette, di godimento senza responsabilità. Insomma il web ci induce a morire alla realtà per farci vivere in un universo paradisiaco al solo prezzo di un computer e di una connessione  internet.
Ecco perché la famiglia rischia di essere la vittima più illustre del web, perché la famiglia è il luogo del reale, delle relazioni umane concrete, del confronto con i limiti, del “bel sacrificio” e della responsabilità. Verrebbe allora spontaneo demonizzare le nuove tecnologie, e affermare che è impossibile una relazione educativa ai tempi del web. Ma demonizzare è sempre sbagliato. Il web non è che l’ultimo – sebbene il più sofisticato - dei tentativi umani di realizzare il paradiso in terra. Ma il Paradiso vero è solo frutto dell’impegno personale, della conquista di sé, del superamento dei propri egoismi, della conquista della libertà e soprattutto del dono gratuito ricevuto. Ecco perché chiunque voglia realizzarsi come persona non può fare a meno della famiglia.
Il web è una sfida, ma la famiglia può vincerla. Quello che va fatto è utilizzare tutto ciò che il mondo offre, compreso il web, ma  senza assolutizzare nulla, cioè con l’atteggiamento di chi è capace di bere da un bicchiere di cristallo, da uno di vetro, dalle mani o direttamente dalla sorgente, perché quello che vale è l’acqua non il contenitore. L’acqua della famiglia è l’amore, che si esprime attraverso la verità dei rapporti, la sincerità, il sostegno reciproco, la fiducia nei valori assoluti che sono validi nell’età del web, come nell’età della pietra.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 1 agosto 2012

Una carbonara per tre

Una carbonara per tre


Io non ne capisco molto di sport, e non lo seguo quasi per niente.

E per me questo è quasi motivo di vanto.
Ma la squadra di arcieri italiani a Londra mi ha conquistato. Grassottelli, bruttini, vestiti alla pescatora, con la faccia tipica di chi deve sbrigarsi a fare quei quattro tiri, perchè l'aspettano gli amici in trattoria.
Hanno vinto la medaglia d'oro a squadre, lasciando allibiti quei poveri americani che sembravano dei cloni di Ken (quello di Barbie), fustacchioni di plastica siliconata, superpreparati, professionisti e tirati a nuovo. Che soddisfazione, che spettacolo. Questa è l'Italia straordinaria che mi affascina: provinciale, sorniona, ridanciana, volgarotta, incoerente, ma buona. Che l'America non ce la strappi via e ne faccia uno dei tanti marchi da vendere nei suoi centri commerciali del cavolo.











«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)