Volevo condividere con voi un piccolo lavoro fatto con un giovane paziente, all'interno di una terapia per altri versi piuttosto complessa. Spero possa essere utile anche a qualcuno degli amici che viene a trovarmi sul blog:
Chiedendo di elencare qualche suo difetto mi ha portato questa lista:
non
riesco a dire ciò che penso
non riesco a fare
discorsi seri
non riesco a non
stancarmi delle persone
non riesco a
dimostrare i miei sentimenti verso qualcuno.
Ho evidenziato in rosso i quattro "Non riesco" per fargli notare il peso di questa colpevolizzazione espressa in modo così assoluto.
Abbiamo poi tradotto insieme le stesse frasi in una maniera più neutrale, eliminando le negazioni, ed è venuto fuori questo:
Esprimo
con difficoltà i miei pensieri
Scherzo
sempre, anche a sproposito
Le
persone mi annoiano
Ho
difficoltà a far capire alle persone che loro mi piacciono.
Già in questo modo i suoi difetti sembrano meno incombenti, vero? Sono descritti sempre in modo veritiero, ma non sono opprimenti, in qualche modo liberano dalla colpa ed evidenziano dei fatti.
In ultimo abbiamo provato a tradurli ancora una volta, ma con l'intenzione di farli diventare impegni da realizzare, progetti di cambiamento. E' venuto fuori questo:
Vorrei esprimere con
spontaneità e semplicità i miei pensieri
Mi piacerebbe, quando necessario,
avere un atteggiamento più serio
Mi piacerebbe trovare dei motivi
per interessarmi alle persone
Mi piacerebbe manifestare i miei
sentimenti positivi verso le persone
Decisamente così ci piace. Espressi al condizionale, come desiderio, i difetti sono sempre chiari, ma ora sono diventati un compito da svolgere, giorno per giorno, una attività quotidiana di miglioramento. Abbiamo trasformato i suoi limiti: da prove accusatrici della sua incapacità, a occasioni di crescita e maturazione.
Non riesco, non riesco, non riesco... |
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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