martedì 11 ottobre 2016

Resistere col cervello

Ci sono momenti nella storia in cui la parola d'ordine è "Resistenza", ma non la resistenza tanto celebrata e strumentalizzata dai nostri politicanti, quella che oltre qualche merito isolato si è macchiata di sangue innocente e di azioni riprovevoli: parliamo di quella resistenza del pensiero necessaria per arginare il caos che sembra essere diventato il sigillo sulla carta d'identità della nostra epoca.


Siamo sommersi dall'ondata di scorie prodotte dall'ideologia relativistica, quella che ha annullato ogni richiamo alla verità e ogni confronto con la realtà oggettiva. Da questa ideologia perversa e pervertitrice, il cui dio è l'opinione personale e la cui liturgia è la violenza per opporla alle altre opinioni (violenza mascherata sotto le ipocrite apparenze della tolleranza e del politicamente corretto), sono derivate tutte le follie dalle quali siamo circondati, perché quando l'uomo agisce esclusivamente in base alle proprie opinioni soggettive il risultato non può essere che la follia, cioè il distacco dalla realtà.

L'uomo, innalzato allo scranno supremo, promosso giudice, arbitro, sommo esecutore, unico ago della bilancia della propria esistenza, diventa subito vittima della propria visione personaleche non è mai aderente a ciò che è, diventa schiavo dei propri impulsi egoistici, diventa tiranno e despota per imporre il proprio desiderio presentato come dogma.
Così nascono i conflitti, le guerre, ma soprattutto l'autodistruzione. 
Questo è il clima che respiriamo, è ilmomento storico in cui siamo chiamati a vivere, questo il rischio dal quale dobbiamo guardarci. L'unica risposta possibile e ragionevole che possiamo dare alla nostra domanda di futuro è una ferma contrapposizione, una Resistenza delle Idee Forti, idee se vogliamo ancora più elementari  di quelle che qualcuno a buon diritto chiamava principi non negoziabili. Convinzioni solide, certe, irrinunciabili, attorno alle quali avvolgere la nostra esistenza e su cui fondare la nostra salute mentale.
C'è bisogno di certezze, c'è bisogno di sapere che, nonostante il buio sembra aver eliminato ogni luce, la luce potrebbe ancora illuminarci se noi facessimo lo lo sforzo di sfregare un fiammifero. I nostri fiammiferi sono le idee forti, che però, diversamente dei fiammiferi, più si usano più luce fanno. E senza consumarsi.


 Allora, quali sono queste idee forti?

 Queste poche, ma credo affidabili:
  •  I tre principi fondamentali della logica
    • Principio di identita': A = A
    • Principio di non contraddizione: la stessa proposizione non puo' essere contemporaneamente vera e falsa.
    • Principio del terzo escluso: ad ogni affermazione si potra' associare solamente il valore vero oppure falso e non esiste una terza possibilita'.
  • Discriminare, cioè distinguere tra cose diverse, è la funzione principale e fondamentale dell'intelligenza.
  • Ciò che è Vero è vero per tutti e per sempre.
  • Le mie opinioni e i miei sentimenti personali sono validi nella misura in cui si adeguano alla verità oggettiva che sta fuori e sopra di me.
  • Esistono il bene e il male, esistono il giusto e lo sbagliato. Agire bene porta frutti buoni, agire male produce conseguenze letali.


Sembra filosofia, intesa nel senso più deteriore e astratto, vero? Oppure moralismo da quattro soldi... Invece probabilmente non c'è filosofia più concreta e urgente per non lasciarci sommergere dalla grigia marea. Basti pensare agli occhi smarriti di molti genitori, che non sanno comportarsi di fronte alle richieste assurde dei figli. Sentono che dovrebbero agire in una direzione precisa, ma poi ti chiedono:  "Ma siamo noi i matti che sbagliano"? Oppure quelle persone che su un episodio qualsiasi non riescono a distinguere tra le loro opinioni e i fatti concreti, ecc.
Gli educatori in primis, vittime distratte della mentalità relativistica, inconsapevoli diffusori di caos e disorientamento nei loro affidati, dovrebbero riscoprire questi capisaldi della civiltà e del pensiero e avere il coraggio di applicarli con fermezza. Il loro allievi questo chiedono e sarebbe una gravissima omissione essere complici del disfacimento delle loro vite.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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