martedì 4 ottobre 2016

Psicoterapia Cognitivo comportamentale: Istruzioni per l'uso

In un recente incontro con dei colleghi di varie provenienze ho sentito dire da un' "Addetta ai lavori" che la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale è quella terapia che quando il paziente la termina poi i suoi sintomi ricompaiono. 
Francamente, non sapendo se piangere o ridere, ho pensato fosse utile un breve riepilogo:

1.  La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, o Terapia Cognitivo-Comportamentale, è una Psicoterapia (cioè una cura dei disturbi psicologici di una persona) che si basa sulle scoperte scientifiche, le ricerche e i paradigmi (cioè modelli) scaturiti da diverse scuole psicologiche che si rifanno alla Psicologia sperimentale (Pavlov), al primo comportamentismo (Skinner/Watson), al Neo comportamentismo (Hull/Tolman), al Cognitivismo (Miller/Neisser/Gibson/Money/Beck/Ellis), in un arco di tempo molto ampio che va dai primi decenni del '900 ad oggi).

2.Si basa su teorie dell'apprendimento e teorie del funzionamento cognitivo, avendo come presupposto che le stesse leggi che regolano l'apprendimento di pensieri e comportamenti corretti spiegano l'instaurarsi di pensieri e comportamenti dsfunzionali; in tal modo è possibile attraverso tecniche ben precise sostituire comportamenti e pensieri che vogliamo correggere con altri più efficaci e "sani".

3. La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale è - a livello internazionale - considerata la terapia d'elezione, ovvero quella più efficace e affidabile, per numerosi disturbi, comprese numerose forme di nevrosi, la depressione, i disturbi alimentari, disturbi della sfera sessuale, le dipendenze, i disturbi d'ansia e panico, ecc.

4. Il valore della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale sta soprattutto nella possibilità di valutarne sperimentalmente l'efficacia.

Questo tanto per mettere dei puntini sulle "i".

Per fare un discorso meno partigiano e polemico, sottolineo altre questioni: purtroppo nessuna terapia (nemmeno quelle mediche) garantisce un risultato certo e soddisfacente; talvolta non si riescono a raggiungere gli obiettivi desiderati, ma il vantaggio di questo specifico approccio è che è piuttosto breve, al contrario di altre scuole di Psicoterapia, e che non occorre aspettare dieci anni di sedute per capire che le cose non funzionano. Altra cosa che mi sta molto a cuore è che la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (come tutti gli approcci di origine positivista, compresa la psicoanalisi) trascura due elementi fondamentali dell'esperienza umana, cioè quello della libertà e della ricerca del senso. Infatti tutte queste scuole hanno alla loro base una concezione deterministica dell'uomo, considerato come un essere quasi obbligato e sottomesso a fattori interni o esterni che comunque ne limitano o annullano del tutto la libertà.  Questa concezione antropologica non può essere un dogma e occorre - secondo tanti di noi - inserire in un modello che comunque funziona, quello Cognitivo-Comportamentale, degli elementi che traggano spunto da altre impostazioni, come la Logoterapia di Frankl o quella di Rudolf Allers.
Di fatto, e questa è una mia personale opinione, la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale opportunamente integrata da una visione antropologica che non umili il paziente in un orizzonte troppo ristretto e determinato, può rappresentare un approccio terapeutico utile ed efficace, non certo l'unico possibile, ma sicuramente uno dei più affidabili oggi a nostra disposizione. 
Con buona pace dell' "Addetta ai lavori".

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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